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Parents végétaliens: 30 mois ferme(les timbrés :cataplasmes d'argile, de choux, avec des sinapismes à base de farine et de moutarde et des massages à l'huile de camphre et d'ail.)
02/04/2011 06:41
Parents végétaliens: 30 mois ferme
AFP 01/04/2011 | Mise à jour : 22:38 Réactions ()
La cour d'assises de la Somme a condamné ce vendredi à cinq ans de prison dont 30 mois ferme le couple de végétaliens pour le décès en 2008 de leur bébé de 11 mois lié à un manque de soins médicaux et à un régime alimentaire déséquilibré.
L'avocat général avait requis 10 ans de prison ferme.
"C'est une peine d'espoir", a réagi l'avocate de la partie civile, Anne-Laure Pillon, indiquant que les deux époux, qui comparaissaient libres à l'audience, après avoir fait quatre mois de détention préventive, pourraient très bien ne pas avoir à retourner en prison, par le jeu des remises de peine.
"Nous ne sommes pas là pour porter un jugement sur un mode de vie différent, mais pour décider si cet homme et cette femme ont commis un défaut de soins ayant entraîné la mort de leur enfant", avait déclaré Anne-Laure Sandretto, avocate générale, lors de son réquisitoire.
La fillette, Louise, était morte le 25 mars 2008 au domicile des parents, Joël et Sergine Le Moaligou, âgés aujourd'hui de 45 et 40 ans. Selon les experts, le décès serait lié au régime alimentaire des parents et à l'absence de soins médicaux traditionnels. Refus de médicaments traditionnels
Alors que Louise était atteinte d'une bronchite, les parents, qui refusaient les médicaments traditionnels, avaient tenté de la soigner avec des cataplasmes d'argile, de choux, avec des sinapismes à base de farine et de moutarde et des massages à l'huile de camphre et d'ail.
Inquiets de l'affaiblissement de l'enfant, les parents, dont le régime végétalien proscrit tout aliment d'origine animale, avaient fini par appeler les pompiers qui n'avaient pu que constater la mort de l'enfant, dans leur maison de Saint-Maulvis (Somme).
La pâleur et la maigreur du bébé avaient incité les pompiers à alerter les gendarmes. La victime ne pesait que 5,7 kilos contre une moyenne de 8 kilos à cet âge. La fillette était exclusivement allaitée par sa mère.
L'autopsie avait révélé une carence en vitamines A et B12 qui, selon les experts, accroît la sensibilité aux infections et serait "due à un déséquilibre alimentaire". http://www.lefigaro.fr/flash-actu/2011/04/01/97001-20110401FILWWW00697-parents-vegetaliens-30-mois-ferme.php
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Assalto di clandestini .Rovina dell'incompetente Europa (L'Ue bacchetta Sarkozy "Non può respingere stranieri a Ventimiglia")
02/04/2011 06:38
L'Ue bacchetta Sarkozy "Non può respingere stranieri a Ventimiglia"
La commissaria Ue Malmstrom ammonisce la Francia sui respingimenti: "Sarkozy non può agire in questo modo". Auspicata una soluzione bilaterale tra Francia e Italia. L’Ue pronta ad aiuto per gestire l’emergenza e il rimpatrio dei clandestini in Tunisia
Bruxelles - La commissaria Ue agli affari interni Cecilia Malmstrom ha ammonito la Francia sui respingimenti alle sue frontiere. Secondo la commissaria, la Francia non può agire in questo modo in quanto i confini nello spazio di libera circolazione di Schenghen non esistono più. La Malmstrom ha auspicato una soluzione bilaterale tra Francia e Italia. L’Unione europea è pronta a sostenere con misure ulteriori l’Italia per gestire l’emergenza di Lampedusa e in particolare il rimpatrio degli immigrati illegali in Tunisia.
Lo scontro con Sarkozy "Siamo in Schengen, quindi non è possibile, nè desiderabile che ci siano delle frontiere" tra Francia e Italia, ha detto la Commissaria europea, aggiungendo di "essere cosciente del problema" del "muro" che le autorità francesi hanno elevato alla frontiera per intercettare e respingere in Italia i migranti nordafricani. "Spero che si troverà una soluzione bilaterale - ha aggiunto Malmstrom - Se ci sarà davvero che c’è un problema di sicurezza alla frontiera ci si dovrà rivolgere alla Commissione che affronterà la questione. Ma in questo momento sono le autorità francesi ed italiane che hanno contatti bilaterali. Finora nessuno si è rivolto alla Commissione". La Commissaria ha aggiunto se ci dovesse "essere difficoltà" nel rapporto bilaterale, "la Commissione potrà rendersi utile" per favorire il dialogo. La Commissaria ha poi precisato che, "non essendoci frontiere, le autorità francesi non possono fare controlli e non sono autorizzate a respingere" verso l’Italia i migranti che cercano di entrare in Francia.
Maggior impegno per l'Italia "Dallo scorso anno", l’Italia ha già ricevuto "una cifra considerevole" dai diversi fondi europei disponibili "e ci sono ancora soldi che rimangono a disposizione", ha detto la Malmstrom. "Abbiamo già detto all’Italia che questi soldi possono essere usati per gestire l’emergenza di Lampedusa". "Ma siamo pronti a discutere altri fondi quando questi soldi saranno finiti e anche a discutere su cosa può essere utile fare per il futuro. Per questo restiamo in stretto contatto con le autorità italiane, alle quali spetta valutare la situazione", ha detto la commissaria europea.
Tunisia pronta a trattare La Tunisia ha la volontà di "cooperare e trovare una soluzione costruttiva" con l’Unione europea e l’Italia per gestire la crisi immigrazione, incluso il rimpatrio degli illegali. Malmstrom ha, però, precisato che nei suoi incontri a Tunisi non sono però state fatte "cifre" o piani sul rientro quotidiano degli immigrati clandestini dall’Italia. Da parte del nuovo governo tunisino, "c’è la volontà di cooperare e trovare una soluzione costruttiva, incluso la questione dei rimpatri dei clandestini", ha detto la Malmstrom. "Ne ho discusso con il nuovo ministro degli interni. Non si sono fatte però cifre sul numero dei rientri al giorno, o piani specifici. Ma Tunisi è pronta a negoziare con noi e le autorità italiane e noi siamo pronti a sostenere le autorità italiane" per facilitare una soluzione per il rimpatrio verso la Tunisia. L’obiettivo è liberare "la piccola isola di Lampedusa da troppa pressione". La Ue in particolare è pronta a sostenere ciascun rimpatrio con il 75% della somma destinata a chi decide di rientrare volontariamente. Più in generale, la Malmstrom ha riferito che la Ue sta esplorando "la possibilità di stabilire con la Tunisia una partnership per la mobilità". "A breve termine - ha spiegato - dobbiamo affrontare la questione dei profughi e del sistema per le domande di asilo. A lungo termine, proponiamo un’azione su vari fronti, dalla cooperazione per il controllo delle frontiere alla lotta contro il traffico di esseri umani". "Pensiamo anche - ha precisato Malmstrom - alla possibilità di una migrazione legale di cittadini tunisini e di una facilitazione per la concessione dei visti". Di tutto questo si discuterà al consiglio Ue Affari interni che si terrà a Lussemburgo l’11 aprile.
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L'Ue bacchetta Sarkozy "Non può respingere stranieri a Ventimiglia"
La commissaria Ue Malmstrom ammonisce la Francia sui respingimenti: "Sarkozy non può agire in questo modo". Auspicata una soluzione bilaterale tra Francia e Italia. L’Ue pronta ad aiuto per gestire l’emergenza e il rimpatrio dei clandestini in Tunisia
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Sicilia Allarme naufragio, forse diversi bambini morti Le vittime sarebbero undici. Ma il racconto degli extracomunitari tratti in salvo dalla Capitaneria di porto sembra lacunoso. A supportare la loro testimonianza c'è un medico in servizio al poliambulatorio: "Hanno raccontato che diversi compagni di viaggio sono finiti in mare e tra questi dei bambini" Sicilia Libia, rintracciato il peschereccio italiano L'imbarcazione era stata data per scomparsa in acque libiche. Alle 10.15 è stato ristabilito il contatto con il "Mariella" che ieri aveva lanciato l'Sos dopo aver visto un'unità da guerra fare rotta verso il motopesca Esteri Frattini: "La Tunisia ha bloccato 1200 migranti" Il titolare della Farnesina rivela che una ventina di barconi, pronti a salpare per l'Italia, sono stati fermati dalle autorità locali. Poi l'annuncio: "Il primo ministro tunisino ha assunto un impegno formale" Sicilia Porto Empedocle, placata una rivolta di eritrei Momenti di tensione nella tensostruttura utilizzata come centro di accoglienza. Gli extracomunitari lamentavano le pessime condizioni in cui si trovavano. Dopo lunghe trattative, le forze dell'ordine sono riuscite a riportare la calma Sicilia Immigrazione, nuovi giudici ad Agrigento Lo comunica il ministro Alfano. Il provvedimento si rende necessario per affrontare il carico di lavoro dovuto all'arrivo in massa degli immigrati sulle coste siciliane Sicilia Marinaio russo cade dalla bicicletta e muore La tragedia si è consumata a Porto Empedocle. Il giovane avrebbe sbattuto la testa contro la base di una gru. Aperta un'inchiesta per ricostruire la dinamica dell'incidente Sicilia Lampedusa e Libia, "spine" dei siciliani Secondo un'indagine di Demopolis, il 75% degli intervistati appare convinto che le conseguenze del conflitto saranno negative per l'isola. La preoccupazione maggiore dei cittadini riguarda l’attuale ondata migratoria dal Nordafrica |
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Kadhafi brandit la menace d'une guerre entre musulmans et chrétiens .Une très probable prophétie ...
01/04/2011 13:52
Libye
© RIA Novosti. Andrei Stenin
22:03 31/03/2011
LE CAIRE, 31 mars - RIA Novosti
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Le leader libyen Mouammar Kadhafi a brandi jeudi la menace d'une guerre entre musulmans et chrétiens alors que la coalition internationale poursuit son opération militaire contre les troupes pro-Kadhafi en Libye, rapporte l'agence officielle libyenne JANA.
"Ces fous veulent nous faire replonger dans le Moyen Âge en lançant une guerre dangereuse qu'ils ne pourront bientôt plus contrôler", a indiqué M.Kadhafi avant d'appeler les peuples occidentaux" à choisir d'autres leaders qui respectent les relations entre les Etats, comprennent le sens des relations internationales et du droit international (…) sinon on assistera prochainement à une guerre horrible entre musulmans et chrétiens" dans la région de la Méditerranée.
Survenu le 17 février, le soulèvement populaire pour le départ de Mouammar Kadhafi, au pouvoir depuis 42 ans, a dégénéré en guerre civile faisant des milliers de victimes. Plus de 330.000 réfugiés ont quitté le pays.
Le 17 mars, le Conseil de sécurité de l'ONU a adopté une résolution prévoyant la mise en place d'une zone d'exclusion aérienne au-dessus de la Libye et autorisant le recours à la force pour protéger la population libyenne des troupes du colonel Kadhafi. La Russie s'est abstenue lors du scrutin. L'opération internationale a débuté le 19 mars, en associant les Etats-Unis, la Grande-Bretagne, la France, le Canada, l'Italie, l'Espagne, le Danemark et d'autres pays. Le 27 mars, le Conseil de l'OTAN a pris le commandement de l'opération militaire en Libye.
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Frontière tuniso-libyenne : Clash entre les islamistes et la population
01/04/2011 13:38
Frontière tuniso-libyenne : Clash entre les islamistes et la population
le 01.04.11 | 01h00 Réagissez
Dans les camps des réfugiés, la population fait barrage...
Dans les camps des réfugiés, la population fait barrage aux islamistes.
La situation reste très tendue à Ras Jdir, poste-frontière tuniso-libyen, situé à plus de 500 km au sud-est de Tunis. Tendue non pas à cause du flux des personnes fuyant la Libye, mais plutôt à cause de la colère des habitants de Benguerdane, ville située à 35 km, contre un groupe d’islamistes qui agit sous le couvert de la solidarité avec les réfugiés.
Ras Jdir (frontière tunisio-libyenne)
Tout portait à croire que la situation allait dégénérer au poste-frontière de Ras Jdir, frontière tuniso-libyenne, situé à plus de 500 km au sud-est de Tunis, n’était le sang-froid des uns et la sagesse des autres. Alors que les groupes de réfugiés continuaient à affluer de la Libye, plus d’une centaine de personnes armées de barres de fer, de manches à balai, de branches d’olivier et de gourdins, se sont ruées vers le campement d’un groupe d’islamistes installé à l’intérieur du poste-frontière. Toutes scandaient des slogans anti-islamistes et proféraient des menaces à leur encontre. «Nous ne voulons plus de ces barbus dans la ville. Nous refusons leur diktat. Ils doivent partir d’ici», lance un sexagénaire furieux. Il veut à tout prix démonter l’une des tentes où sont entreposés des stocks de produits alimentaires. D’autres jeunes lui emboîtent le pas et malmènent les occupants des tentes portant de longues barbes, la tête surmontée d’un képi et vêtus de tenues afghanes (une longue tunique et un pantalon large qui arrive à peine aux chevilles).
De la résistance aux barbus
En fait, en touchant au gagne-pain des habitants, les islamistes ont signé leur «arrêt de mort», déclare un militaire. «Ils ont interdit aux Libyens de venir acheter les pâtes et vendre le carburant. De quel droit ? Ils savent très bien que la population de Benguerdane survit grâce au commerce avec les Libyens. Que veulent-ils ? Nous voir mourir de faim ?», lance en colère un jeune d’une trentaine d’années, qui fait dans la revente informelle du carburant libyen. Un autre abonde dans le même sens. Armé d’une barre de fer, il veut coûte que coûte régler le compte à l’un des barbus, qui se présente, selon lui, comme étant l’émir. «Ils nous ont créé un Etat dans un Etat et les autorités ne font rien.
Chaque jour, ils font des halakat (des rencontres) dans certaines mosquées de la ville. Ils obligent les transporteurs publics à séparer les femmes des hommes et les directeurs des lycées à bannir la mixité dans les classes. Aujourd’hui, ils viennent nous couper nos vivres. Jamais nous ne les laisserons faire. Ils doivent passer sur nos corps», crie-t-il. La tension monte d’un cran. Les islamistes tentent de s’expliquer. Ils demandent aux jeunes de «se calmer» en attendant l’arrivée de « Amir al mouminine » (l’émir des croyants). «Partez d’ici, nous ne voulons plus de vous. Vous donnez une piètre image de l’Islam. Nous ne voulons plus de vous. Vous trahissez votre pays et votre religion», déclare l’un des plus vieux protestataires. La soixantaine largement dépassée, il est le premier à avoir envahi le campement des islamistes, en leur crachant en plein visage. Il veut en découdre avec eux à coups de branche d’olivier qu’il porte dans ses deux mains et s’en prend aux militaires en leur reprochant leur «passivité».
Une tension inquiétante
C’est alors que l’un des barbus intervient : «Qui êtes-vous pour nous demander de partir ? Etes-vous le ministre de l’Intérieur ? Personne ne nous fera partir d’ici, bi indhni Allah (avec la bénédiction de Dieu.)» Une déclaration qui met le feu aux poudres et exacerbe la colère des jeunes. Les militaires arrivent en force et séparent les deux belligérants. Les islamistes se retirent dans un coin. Ils scrutent discrètement les jeunes contestataires qui se regroupent un peu éloignés de la barrière du poste-frontière. Ils refusent de partir jusqu’à ce que les autorités «chassent» des lieux ceux qu’ils qualifient «d’intrus». Pour eux, ces derniers ont «dépassé leurs limites». Il a fallu des heures de discussions menées par des officiers de l’armée pour que le calme revienne. Un calme plutôt précaire, car que ce soit dans la ville, dans le camp des réfugiés ou au poste-frontière de Ras Jdir, les altercations avec les islamistes sont de plus en plus fréquentes. D’abord à cause de leur comportement ségrégationniste. Dès qu’un groupe d’Africains arrive, les islamistes se précipitent vers eux avec des bouteilles d’eau minérale et des biscuits, en leur posant la question : «Etes-vous musulmans ?» Si la réponse est positive, ils leur distribuent l’aide. Dans le cas contraire, ils reviennent avec cette aide aux tentes. Ce qui est totalement contraire aux principes qui régissent les activités humanitaires.
Les islamistes s’imposent
Au camp Choucha qui abrite les réfugiés, les islamistes ont fini par imposer leur loi aux volontaires. Pas de mixité sous les tentes et la réduction du nombre de volontaires femmes, et surtout l’obligation pour celles-ci de porter des tenues «mouhtachem», c’est-à-dire pas de pulls à manches courtes et de préférence les cheveux bien cachés. Les premières cartes de repas destinées aux réfugiés et mises à la disposition du CRT par le CICR (Comité international de la Croix-Rouge) qui portaient le cigle de la Croix-Rouge ont été changées après une houleuse réaction des islamistes. Désormais, ces tickets sont marqués par le croissant. Réaction également exprimée contre les jeunes qui travaillent pour le compte de la Croix-Rouge, et qui portent les brassards ou les dossards à l’effigie de l’ONG. Des tâches bien rémunérées, mais à cause desquelles ils font tout le temps l’objet d’animosité et d’insultes.
Le climat est souvent très malsain. «Ils les ont laissés s’installer parmi les volontaires pour qu’ils imposent leurs lois. Aujourd’hui, il est difficile de les chasser, alors nous faisons avec en évitant la confrontation. Nous savons qu’ils sont là à faire dans l’entrisme et la récupération. Nous restons vigilants pour ne pas tomber dans le piège. Nous n’avons pas fait de concessions en acceptant de séparer les filles des garçons. Au contraire, ainsi, les filles seront plus à l’aise. De plus nous continuons à recevoir les volontaires femmes, malgré le fait que certains parmi nous s’y opposent. Nous voulons mener notre mission en préservant le climat interne», déclare un responsable du CRT.
Militaires : Rien à faire
Du côté sécuritaire, les militaires se déclarent conscients de la problématique. «Ils ne peuvent rien faire. Nous les avons à l’œil. Ils sont là par la force des évènements. Pour l’instant, ils participent à l’effort de prise en charge des réfugiés, mais demain ils n’y seront plus. Ils ne peuvent rien faire de plus, parce que la population ne leur est pas acquise», affirme un colonel de l’armée. Pourtant, il y a un peu plus de 20 jours, une tente occupée par deux jeunes appelés du contingent a été incendiée durant la nuit, leur causant des blessures graves, et la rue refuse de croire à un accident. Elle pointe du doigt les islamistes. «Il est vrai qu’ils nous voient comme leurs ennemis, des impies ou des apostats. L’enquête sur cet incident est ouverte et les auteurs seront arrêtés, parce que nous croyons nous aussi que l’acte est criminel, mais il faut des preuves», confie l’officier. Entre les propos rassurants des uns et les craintes de plus en plus sérieuses des autres, les islamistes occupent de plus en plus le terrain en profitant de la situation de crise. Fidèles à leur stratégie d’entrisme et de propagande idéologique, ils passent leur temps à faire du porte-à-porte pour appeler la population à se préparer à «el khilafa al islamiya». Un scénario déjà vécu par les Algériens et payé au prix du sang…
300 émigrants sauvés de la noyade
Des gardes-côtes tunisiens sont venus en aide, mercredi, à 300 émigrants libyens dont le navire a pris l’eau alors qu’ils essayaient de gagner les côtes européennes. Ils ont été acheminés vers la zone de transit de Ras Jir, à la frontière tuniso-libyenne, où des milliers de réfugiés sont passés depuis le début de l’insurrection en Libye en février, a rapporté l’agence de presse tunisienne TAP.
Le même jour, les réfugiés ont été rejoints par 60 Marocains, résidant en Libye, d’après l’agence marocaine MAP. Mercredi, toujours, des habitants de la localité tunisienne de Benguerdane, proche de la frontière libyenne, ont empêché des camions-citernes venus de Libye de s’approvisionner en carburant, d’après l’agence AP.
Salima Tlemçani
http://www.elwatan.com/weekend/aujourdhui/frontiere-tuniso-libyenne-clash-entre-les-islamistes-et-la-population-01-04-2011-118561_234.php
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Des "sauvageonnes" sèment la terreur dans les écoles niçoises
01/04/2011 13:37
Des "sauvageonnes" sèment la terreur dans les écoles niçoises
Le Point.fr - Publié le 01/04/2011 à 09:09 - Modifié le 01/04/2011 à 09:26
Dix mineurs, dont sept filles, ont été interpellés pour avoir agressé au moins vingt-cinq adolescents aux abords d'établissements scolaires.
Par Armel Mehani
Les policiers de la sûreté départementale de Nice ont procédé, mercredi, à l'interpellation de sept jeunes filles et de trois garçons dans le cadre d'une enquête pour vols avec violences et violences volontaires commis en réunion sur des mineurs. Selon la police locale, ces dix mineurs sont mis en cause pour avoir agressé au moins vingt-cinq jeunes gens.
Depuis le mois de février 2011, un groupe de jeunes âgés de 12 à 16 ans, surnommés les "Ghetto youth" (jeunesse du ghetto) ou encore les "sauvageonnes", sèment la terreur aux abords d'établissements scolaires à l'heure de la sortie des classes dans les quartiers est de la ville. "Les auteurs repéraient leurs proies, puis les isolaient, les rouaient de coups de poing et de pied et dérobaient leurs lecteurs MP3 ou encore leurs téléphones portables avant de prendre la fuite", souligne un policier.
Vidéos sur Facebook
Les investigations ont permis la découverte sur Facebook de deux vidéos dans lesquelles deux des jeunes filles mises en cause frappent une des victimes. Les scènes, d'une rare violence - coups de poing et de pied en pleine tête -, ont été filmées à l'aide d'un téléphone portable.
Trois jeunes filles âgées de 14 à 15 ans ont été placées en garde à vue, puis présentées au parquet jeudi. L'une d'elles a été placée en foyer de la protection judiciaire de la jeunesse (PJJ) et les deux autres rendues à leur famille. Elles seront suivies par des éducateurs de la PJJ. Les trois jeunes garçons, de 13 à 15 ans, ont été laissés libres et devront comparaître ultérieurement devant le juge des enfants.
Par ailleurs, quatre autres jeunes filles, absentes de leur domicile lors des interpellations, sont recherchées par les services de police.
http://www.lepoint.fr/societe/des-sauvageonnes-sement-la-terreur-dans-les-ecoles-nicoises-01-04-2011-1314058_23.php
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30 millions d'euros de fraudes aux prestations sociales
01/04/2011 13:34
30 millions d'euros de fraudes aux prestations sociales
2500 escroqueries ont été découvertes et 1900 personnes mises en cause l'an dernier dans la capitale.
Devenue une « priorité» du gouvernement, la lutte contre les fraudes aux prestations sociales s'organise. Dans chaque département, un comité opérationnel regroupant police, gendarmerie, procureur et organismes sociaux a été installé en 2010. «L'objectif est de partager l'information, souligne Nicolas Lerner, chef de cabinet du préfet de police de Paris. Exemple: lorsqu'un fraudeur est identifié, son dossier circule désormais auprès de toutes les autres administrations par messagerie sécurisée.»
«Nomadisme médical»
À Paris, plus de 30 millions d'euros de fraudes aux prestations sociales ont ainsi été décelés en 2010. Selon le premier bilan du comité départemental, 2500 escroqueries ont été découvertes et 1900 personnes mises en cause l'an dernier dans la capitale. Les fraudes ont principalement été commises au préjudice de l'Urssaf (18 millions d'euros de redressements), de la Caisse d'allocations familiales (5 millions) et de l'Assurance-maladie (2,8 millions). Selon Nicolas Lerner, «seuls 25% des dossiers, relevant d'une volonté frauduleuse avérée ou d'un système organisé, vont au pénal. Les autres relèvent de l'escroquerie à la petite semaine».
Le «nomadisme médical» est l'une des principales fraudes que traque la cellule spécialisée dans ces escroqueries aux organismes sociaux. «Muni d'une carte Vitale volée et d'une fausse prescription, le délinquant écume les pharmacies de la région, relate Michèle Bruno, commissaire divisionnaire responsable de la brigade de répression de la délinquance astucieuse. Les médicaments obtenus gratuitement sont destinés à être revendus à l'étranger.»
Les professionnels de santé sont parfois impliqués. En juillet dernier, un infirmier a été placé en garde en vue pour avoir facturé à la Caisse primaire d'assurance-maladie des soins non prodigués, pour un montant de 500.000 euros. «Il falsifiait des prescriptions médicales et comptabilisait abusivement des majorations de nuit», précise-t-on de source policière.
En 2011, toute personne placée en garde à vue pour trafic de stupéfiants, vol ou recel pourra également être interrogée par les policiers sur son patrimoine. «Des procédures pour versement de prestations induesseront alors engagées», indique-t-on à la préfecture.
Nouvelles peines
Autre volet du dispositif, la lutte contre le travail illégal a donné lieu, à Paris, à 1000 opérations de police. À l'échelle nationale, cette action a abouti à des redressements records d'un montant de 185 millions d'euros - soit une hausse d'environ 40% par rapport à 2009. Environ 70.000 entreprises ont été contrôlées dans les secteurs prioritaires comme le BTP, le nettoyage et la restauration. Le taux d'infraction est de près de 16%. Le travail dissimulé représente 75% des infractions, l'emploi d'étrangers sans titre 8%, le prêt illicite de main-d'œuvre et de marchandage 10%. Les employeurs qui recourent au travail illégal seront bientôt sanctionnés par de nouvelles peines administratives, comme la fermeture de l'établissement prononcée par le préfet avec saisie du matériel professionnel.
http://www.lefigaro.fr/actualite-france/2011/03/31/01016-20110331ARTFIG00829-30millions-d-euros-de-fraudes-aux-prestations-sociales.php
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EXCLUSIF Le POINT. Wildenstein : l'affaire que l'État veut étouffer
01/04/2011 06:35
EXCLUSIF. Wildenstein : l'affaire que l'État veut étouffer
Le Point.fr - Publié le 30/03/2011 à 06:34 - Modifié le 30/03/2011 à 11:03
Le manque à gagner pour le fisc serait "d'un montant significatif".
Alec et Liouba Wildenstein à Longchamp, en 2001 © Abd Rabbo / Sipa
Par Philippe Berti, Jean-Michel Décugis, Mélanie Delattre et Christophe Labbé
Les juges qui instruisent l'affaire Wildenstein ont interpellé Bercy. Dans une lettre de deux pages datée du 23 novembre, ils évoquent des soupçons de fraude fiscale pesant sur la succession du milliardaire Daniel Wildenstein. Les magistrats dressent la liste des biens non déclarés : une incroyable collection de tableaux, une propriété au Kenya, une autre aux îles Vierges, la galerie d'art qu'ils possèdent à New York... et aussi un mystérieux compte bancaire au Japon.
Dans leur courrier, dont Le Point.fr a eu connaissance, les deux juges Daïeff et Tournaire chargés de l'instruction pour "abus de confiance" et "blanchiment" ouverte en 2010 signalent un manque à gagner pour l'État "d'un montant significatif, le patrimoine évadé dans les trusts apparaissant être d'un montant très significatif".
Secret fiscal
En fait, les juges sont engagés dans une course contre la montre. Comme ils le rappellent dans leur courrier, si l'administration fiscale n'a pas porté plainte avant le 31 décembre, la fraude sera prescrite. Contacté par Le Point.fr, Philippe Parini, le directeur général des finances publiques, se retranche derrière le secret fiscal, tout en précisant que "l'administration n'a attendu ni les avocats ni les juges pour s'intéresser à ce dossier complexe". Le dossier est surtout sensible puisque Guy Wildenstein, l'héritier de la dynastie, est un ami de Nicolas Sarkozy et l'un des donateurs de sa campagne présidentielle.
L'inertie de Bercy est d'autant plus troublante qu'un agent du fisc détaché au pôle financier a rédigé une note technique de cinq pages dans laquelle il liste "les éléments susceptibles de caractériser une fraude fiscale". Les juges ne se sont pas contentés de tirer la sonnette d'alarme à Bercy, ils ont aussi dégainé auprès du parquet "une ordonnance de soit-communiqué". En clair, ils ont demandé au procureur d'élargir leur champ d'enquête. Interrogé à ce sujet par Le Point.fr, le parquet de Paris répond qu'"il ne peut rien faire sans une plainte préalable de l'administration fiscale".
Face au silence du fisc, les juges Daïeff et Tournaire ont repris la plume en début d'année. Réponse de Bercy : "Le dossier est en cours." "Rien ne le confirme, rétorque Me Jérôme Casey, l'avocat de Liouba Stoupakova, partie civile dans l'affaire. La veuve d'Alec, l'autre fils de Daniel Wildenstein, a porté plainte parce qu'elle s'estime lésée dans la succession. Mais elle ne peut pas intervenir sur le volet fiscal. "En effet, seul l'État est habilité à porter plainte", déplore Me Jérôme Casey.
http://www.lepoint.fr/societe/exclusif-wildenstein-l-affaire-que-l-etat-veut-etouffer-30-03-2011-1313013_23.php
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La CIA serait présente sur le terrain en Libye
01/04/2011 06:32
La CIA serait présente sur le terrain en Libye
Le Point.fr - Publié le 31/03/2011 à 08:19 - Modifié le 31/03/2011 à 09:04
Selon le New York Times, des agents du renseignement américain auraient été envoyés il y a plusieurs semaines.
Source AFP
Des agents de la CIA sont déployés en Libye pour prendre contact avec la rébellion et guider les frappes de la coalition, a affirmé mercredi le New York Times, et la chaîne ABC a assuré que le président Barack Obama avait donné l'autorisation d'aider secrètement les rebelles. Sans réagir directement à ces informations, la Maison-Blanche a répété qu'il n'avait pas encore été décidé de fournir des armes à l'opposition combattant les forces du colonel Muammar Kadhafi.
Les éléments de la centrale américaine du renseignement, selon le New York Times, sont déployés "en petits groupes" depuis plusieurs semaines sur le terrain en Libye, avec pour mission d'établir des liens avec les rebelles et de déterminer les cibles des opérations militaires. De même source, "des dizaines de membres des forces spéciales britanniques et d'agents du service d'espionnage MI6 travaillent en Libye", en particulier pour recueillir des renseignements sur les positions des forces loyalistes. De son côté, ABC a affirmé que Barack Obama avait signé un mémorandum secret donnant le feu vert à des opérations clandestines afin "de contribuer à l'effort" en Libye.
Ce mémorandum, selon la même source, "évoque un certain nombre de façons d'aider l'opposition libyenne, autorise de l'aide dès maintenant et met en place le cadre d'activités plus soutenues à l'avenir". ABC a toutefois souligné que cette autorisation ne permettait pas aux forces clandestines d'armer les rebelles dans l'immédiat, mais ménageait la possibilité de le faire à l'avenir. Réagissant mercredi en fin d'après-midi à ces révélations, le porte-parole de la Maison-Blanche, Jay Carney, a dit qu'il refusait "de s'exprimer sur des questions de renseignement". "Je répète ce que le président a dit hier (mardi) : aucune décision n'a été prise sur le fait de fournir des armes à l'opposition ou à quelque groupe que ce soit en Libye. Nous ne l'excluons pas, mais nous ne l'avons pas décidé. Nous examinons toutes les possibilités d'aider les Libyens", a-t-il indiqué dans un communiqué ***********************************
Le sujet fait l'objet de vives discussions au sein de la coalition internationale en Libye. 26
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Rivolta a Lampedusa Berlusconi va a Tunisi: "Per fermare le partenze"
01/04/2011 06:30
Rivolta a Lampedusa Berlusconi va a Tunisi: "Per fermare le partenze"
Un gruppo di immigrati annuncia lo sciopero della fame e della sete per protestare contro le condizioni "disumane". Intanto prosegue lo "svuotamento" dell'isola. Il premier lunedì a Tunisi per fermare le partenze e favorire il rimpatrio. Ammassati al porto di Lampedusa: guarda il video
Lampedusa - Berluscno lunedì sarà a Tunisi. Chiederà al governo tunisino l'impegno per il pattugliamento delle coste, lo stop alle partenze degli immigrati verso l'Italia e favorirne il rimpatrio. Con lui il ministro dell'Interno Maroni. Queste le decisioni prese al vertice di stasera a Palazzo Grazioli. Tra l'altro è stato ricordato che per la legge tunisina l'espatrio senza autorizzazione è reato. Il governo italiano offrirà da parte sua l'impegno a fornire equipaggiamento e attrezzature alle forze dell'ordine tunisine come veicoli fuoristrada e motovedette, oltre ad aiuti per programmi a tutela dell'ambiente e di supporto economico. "E' stata una riunione preparatoria in vista di quella di domani mattina" ha detto il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto lasciando Palazzo Grazioli, dove ha partecipato ad una riunione con il presidente del Consiglio. Contemporaneamente a lui, hanno lasciato la residenza del presidente del Consiglio, anche i ministri dell'Interno e della Difesa, Roberto Maroni e Ignazio La Russa.
Rivolta a Lampedusa È rimontata la protesta degli oltre cento tunisini che stanno sfilando lungo le vie di Lampedusa. Il gruppo di extracomunitari, dopo aver incontrato il vicequestore di Agrigento, Ferdinando Guarino, sembrava essersi calmato e aver cessato la manifestazione. Invece i nordafricani, dopo pochi minuti si sono ricompattati, dirigendosi verso la stazione marittima del porto di Lampedusa. Un gruppo di immigrati ha annunciato lo sciopero della fame e della sete per protestare contro le condizioni "disumane" in cui sono costretti a vivere sull’isola. "Non ci laviamo da dieci giorni - dicono - e dormiamo a terra al freddo". A parlare con loro è il commissario di Polizia Corrado Empoli, diventato punto di riferimento per migliaia di tunisini.
Berlusconi accusa la Tunisia Il governo tunisino non sta mettendo in atto gli accordi sull’immigrazione stipulati con l’Italia, e ancora: ci sono 5 mila cittadini tunisini che non sono "particolarmente accettabili" da parte dell’Italia e, quindi, vanno rimpatriati. Secondo l’Ue per procedere al rimpatrio degli immigrati clandestini è necessario l’accordo con i Paesi d’origine, lo ha ribadito il portavoce della commissaria Ue agli Affari interni, Cecilia Malmstrom: "Bisogna distinguere fra i rifugiati che hanno diritto alla protezione internazionale, che non rappresentano più del 15/20 per cento di chi è sbarcato a Lampedusa nelle ultime settimane, e quelli che invece sono immigrati irregolari senza titoli per restare in Europa".
Il ministro Maroni "C’era l’impegno della Tunisia per il contrasto dei flussi illegali, ma finora ciò non è avvenuto, così come non c’è disponibilità ad accettare i rimpatri degli 19mila tunisini identificati. Ho chiesto quindi a Berlusconi di sollecitare il primo ministro, se necessario andando a Tunisi". Lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, la termine del Consiglio dei ministri. Intanto, i 50mila profughi previsti saranno equamente distribuiti nel territorio nazionale in ciascuna regione, escluso l’Abruzzo.
La giornata In giornata non si sono registrati nuovi sbarchi di migranti a Lampedusa, dove mercoledì erano giunti a più riprese 500 tunisini. Dopo il trasferimento di 1.700 tunisini, sull’isola restano comunque più di 4 mila immigrati che continuano a bivaccare sulla collinetta sovrastante il porto vecchio. Nel centro di accoglienza di contrada Imbriacola procedono le operazioni di fotosegnalamento e prelievo delle impronte digitali necessarie a identificare i migranti che devono essere trasferiti. C’è da registrare che un gruppo di tunisini ha inscenato questa mattina a Lampedusa una protesta per sollecitare trasferimento dall’isola. Gli immigrati hanno bloccato la circolazione in via Roma, nel centro del paese. La manifestazione è stata di breve durata, perché i tunisini sono stati dispersi dall’intervento dei carabinieri. Attrezzature mediche e altro materiale sanitario è stato rubato dalla tenda allestita dalla Regione siciliana nel porto di Lampedusa per prestare la prima assistenza all’arrivo dei migranti in banchina. Lo ha reso noto l’assessore regionale alla Salute, Massimo Russo, il quale ha sottolineato che era stata richiesta alle forze dell’ordine una vigilanza della struttura, ma che nessun servizio di tal genere è stato predisposto. A seguito del furto, la tenda della Regione è stata disattivata. ********************
Rivolta a Lampedusa Berlusconi va a Tunisi: "Per fermare le partenze"
Un gruppo di immigrati annuncia lo sciopero della fame e della sete per protestare contro le condizioni "disumane". Intanto prosegue lo "svuotamento" dell'isola. Il premier lunedì a Tunisi per fermare le partenze e favorire il rimpatrio. Ammassati al porto di Lampedusa: guarda il video
Riecco Berlusconi / A. Sallusti
Ventimiglia nel caos, la Francia sfida l'Italia: "Immigrati? Si arrangi"
Il Viminale chiede solidarietà a tutta Italia: "Questo piano consentirà di smaltire 10mila arrivi". Ma Errani già frena: "Scelta unilaterale". A Pisa scoppia la rivolta per la tendopoli di Coltano. Scoppia il caso Manduria: 150 tunisini sono già in fuga
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Polémique entre la ville et le Stade Toulousain autour d'une subvention ou une mairie qui préfère jeter l'argent par la fenètre des assoc ...
01/04/2011 06:26
Polémique entre la ville et le Stade Toulousain autour d'une subvention
Pierre Cohen et René Bouscatel. /Photos DDM, archives
L'adjoint aux sports dément que l'ajournement d'une subvention attribuée habituellement au Stade constituerait une sanction infligée à René Bouscatel, opposant municipal et peut-être futur adversaire de Pierre Cohen aux élections de 2014.
L'ajournement du vote d'une subvention de 272 000 € versée habituellement par le Capitole au Stade toulousain constitue-t-il une sanction infligée par Pierre Cohen à René Bouscatel, président du club de rugby, chef de groupe d'opposition municipale et adversaire potentiel du maire PS de Toulouse aux prochaines élections de 2014 ? « Cette théorie est extravagante », déclare l'adjoint aux sports François Briançon ce mercredi, en soulignant que le retrait de cette délibération de l'ordre du jour du conseil municipal de vendredi a été décidé d'un commun accord entre les élus et la présidence du Stade. « Il y a, au départ, une demande du club qui souhaite affecter cette subvention fléchée d'habitude sur la société anonyme sportive professionnelle (SASP), à l'association loi 1901 en charge de la formation des jeunes. Comme il s'agit d'argent public, il a été convenu de repousser l'examen de ce dossier à plus tard pour des raisons de pure forme », explique l'élu, qui dément « les accusations de règlement de comptes politiques faites par certains à l'encontre de Pierre Cohen. D'ordinaire, le Capitole verse trois subventions au Stade toulousain. Les deux premières ont été honorées », souligne d'ailleurs François Briançon. Il admet toutefois que « le rôle politique joué par René Bouscatel depuis l'éclatement du groupe d'opposition pourrait, à terme, brouiller les bonnes relations qu'il convient de pérenniser entre la ville de Toulouse et son club prestigieux. J'en ai moi-même discuté avec lui et il l'a admis. Or, ni Pierre Cohen, ni le président du Stade ne le souhaitent », ajoute l'adjoint aux sports, en révélant que les deux hommes sont convenus de se rencontrer prochainement. « A l'issue de ce rendez-vous, j'imagine que la question de la subvention à ce jour suspendue sera réglée », conclut François Briançon.
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