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Il rabbino di Venezia attacca il Papa: "Con lui cancellati 50 anni di dialogo"

15/01/2009 17:04



L'affondo di Elia Enrico Richetti in un editoriale sul mensile dei gesuiti Popoli ROMA Viene dalla somma autorità del cattolicesimo, il Papa, la messa in discussione del dialogo con l’ebraismo. A sostenerlo, con parole pesanti come pietre, scritte nero su bianco in un intervento ospitato dalla rivista dei gesuiti, "Popoli", è il rabbino capo di Venezia, Elia Enrico Richetti. Nell’intervento, nel quale si dà conto, a nome del Rabbinato d’Italia, dell’attuale crisi nei rapporti ebraico-cattolici in Italia, Richetti spiega che secondo Benedetto XVI «il dialogo è inutile perchè in ogni caso va testimoniata la superiorità della fede cristiana» e in tal modo si va verso «la cancellazione degli ultimi cinquant’anni di storia della Chiesa». Insomma, sostiene, «in quest’ottica, l’interruzione della collaborazione tra ebraismo italiano e Chiesa è la logica conseguenza del pensiero ecclesiastico espresso dalla sua somma autorità». E sì che l’intervento del rabbino è preceduto da poche righe in cui «Popoli» spiega: «Il primo passo per un dialogo autentico è mettersi in ascolto delle ragioni dell’altro». D’altro canto, oggetto dell’articolo è proprio la rinuncia ebraica alla partecipazione alla giornata dell’ebraismo che si celebra ogni anno il 17 gennaio. All’origine della crisi interreligiosa il ritorno della messa in latino secondo il messale di San Pio V nel quale si invoca la conversione degli ebrei alla verità cristiana. Una preghiera che in passato aveva peraltro una formulazione ingiuriosa, quella dei «perfidi giudei», poi modificata da Benedetto XVI nel liberalizzare l’antico rito. La scelta compiuta dall’assemblea dei rabbini d’Italia, si legge nell’intervento, «è la logica conseguenza di un momento particolare che sta vivendo il dialogo interconfessionale oggi, momento i cui segni hanno cominciato a manifestarsi quando il Papa, liberalizzando la messa in latino, ha indicato nel Messale tridentino il modulo da seguire». «In quella formulazione -scrive il rabbino Richetti- nelle preghiere del Venerdì Santo è contenuta una preghiera che auspica la conversione degli ebrei alla ’verita» della Chiesa e alla fede nel ruolo salvifico di Gesù». «A onor del vero, quella preghiera - prosegue il testo - che nella prima formulazione definiva gli ebrei "perfidi", ossia "fuori dalla fede" e ciechi, era già stata "saltata" (ma mai abolita) da Giovanni XXIII. Benedetto XVI l’ha espurgata dai termini più offensivi e l’ha reintrodotta». Da questo momento in poi, afferma il rabbino, la parte ebraica si è presa una pausa di riflessione nel dialogo con la Chiesa cattolica e si è avviata una fase di contatti e tentativi di mediazione. «Purtroppo -afferma il rabbino capo di Venezia- i risultati si sono dimostrati deludenti. Si sono registrate reazioni offese da parte di alte gerarchie vaticane: Come si permettono gli ebrei di giudicare in che modo un cristiano deve pregare? Forse che la Chiesa si permette di espungere dal rituale delle preghiere ebraiche alcune espressioni che possono essere interpretate come anticristiane?». Ancora, si rileva che non è mai arrivata una risposta ufficiale della Conferenza episcopale italiana. Altri prelati hanno affermato, spiega Richetti, che «la speranza espressa dalla preghiera "Pro Judaeis" è "puramente escatologica", è una speranza relativa alla ’fine dei tempì e non invita a fare proselitismo attivo (peraltro già vietato da Paolo VI)». Ma proprio da qui prende spunto il rabbino per un giudizio estremamente severo: «Queste risposte non hanno affatto accontentato il Rabbinato italiano. Se io ritengo, sia pure in chiave escatologica, che il mio vicino debba diventare come me per essere degno di salvezza, non rispetto la sua identità». «Non si tratta, quindi - ha aggiunto - di ipersensibilità: si tratta del più banale senso del rispetto dovuto all’altro come creatura di Dio. Se a ciò aggiungiamo le più recenti prese di posizione del Papa in merito al dialogo, definito inutile perchè in ogni caso va testimoniata la superiorità della fede cristiana, è evidente che stiamo andando verso la cancellazione degli ultimi cinquant’anni di storia della Chiesa. In quest’ottica, l’interruzione della collaborazione tra ebraismo italiano e Chiesa è la logica conseguenza del pensiero ecclesiastico espresso dalla sua somma autorità». «Dialogare - conclude il rabbino - vuol dire rispettare ognuno il diritto dell’altro ad essere se stesso, cogliere la possibilità di imparare qualcosa dalla sensibilità dell’altro, qualcosa che mi può arricchire. Quando l’idea di dialogo come rispetto (non come sincretismo e non come prevaricazione) sarà ripristinata, i rabbini italiani saranno sempre pronti a svolgere il ruolo che hanno svolto negli ultimi cinquant’anni». http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200901articoli/40016girata.asp




Finisce la fuga del capo dei Casalesi

15/01/2009 17:02



Camorra, arrestato il boss Setola Finisce la fuga del capo dei Casalesi CASERTA E' stato trovato scalzo, armato, e con duecentomila euro addosso. «Avete vinto voi» ha detto ai carabinieri dopo l'arresto, lamentandosi per il fermo della moglie Stefania Martinelli. La latitanza di Giuseppe Setola, il boss dei Casalesi che due giorni fa era riuscito a beffare tutti scappando nelle fogne, è finita nel pomeriggio di oggi in un’abitazione diroccata accanto a una clinica privata di Mignano Montelungo, piccolo comune al confine tra il Casertano e il basso Lazio. Il boss era rimasto ferito durante la fuga dalle fogne ed era sorvegliato da due uomini, probabilmente "guardaspalle", sottoposti a fermo giudiziario. Prima di essere catturato, Setola aveva tentato l'ennesima fuga salendo sui tetti. L’arresto di Setola è «un colpo durissimo inferto alla camorra», ha commentato il ministro dell’Interno Roberto Maroni, che ha espresso «grandissima soddisfazione». Il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso ha spiegato che «Setola aveva ormai le ore contate perchè si era fatta attorno a lui terra bruciata ed era costretto a cercare sempre nuovi favoreggiatori per coprire la latitanza, tanto che era costretto a dormire ogni notte in un luogo diverso e sempre con le armi sotto il cuscino». Rilanciando la guerra alla criminalità organizzata Grasso ha detto: «La concentrazione dell’interesse investigativo sulla cattura di Setola non dovrebbe comunque aver trascurato la ricerca di due latitanti di ben altro spessore come Antonio Iovine e Michele Zagaria, che costituiscono oggi la mente strategica anche sotto il profilo degli affari dei clan e delle collusioni, infiltrazioni nell’imprenditoria e nella politica e pubblica amministrazione. Entrambi, infatti, dalla latitanza continuano a gestire i propri affari illeciti». In mattinata, una operazione della Direzione investigativa antimafia di Napoli e dei finanzieri di Marcianise, aveva portato al sequestro di rapporti con operatori finanziari nazioanli ed esteri, quattro ville, un bar, tre appartamenti (di cui due locati ad appartenenti alle forze armate statunitensi) tra Casal di Principe e Cassino, numerosi terreni in aree edificabili e altri in zone agricole nel comune di Casal di Principe, e una società di impiantistica, otto auto e 3 moto, tutti intestati a familiari e prestanome del latitante. http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200901articoli/40052girata.asp




Une centaine d'associations s'estiment "en danger" faute de prébendes

15/01/2009 16:58



Une centaine d'associations et syndicats s'estiment jeudi "en danger", dans un communiqué dénonçant le fait que le "gouvernement diminue à nouveau son soutien aux associations". "Les moyens des associations se réduisent et se précarisent" et leurs actions se voient remises en cause", soulignent les signataires, dont la Ligue des droits de l'Homme (LDH), la Cimade, ASTI (Association de solidarité avec les travailleurs immigrés), Droit au logement (DAL), le Collectif des associations de Seine-Saint-Denis ou encore Romeurope. Le collectif baptisé "associations en danger" se dit "inquiet de la situation de la vie associative en ce début d'année". "Aujourd'hui, sous couvert de la RGPP (révision générale des politiques publiques, NDLR), le gouvernement diminue à nouveau son soutien aux associations, notamment par le démantèlement de l'Acsé" (Agence nationale pour la cohésion sociale et l'égalité des chances), selon le texte. Ces associations soulignent que cette "politique menace de condamner à l'isolement les plus démunis et les plus éloignés du droit, qui à travers la vie associative avaient trouvé des lieux d'expression, d'intégration, de visibilité et de participation, leur permettant d'être ainsi pleinement citoyens". "Face à ces menaces et aux méthodes utilisées, nous demandons une révision profonde des réformes en cours, notamment par un renforcement et une sécurisation des financements publics aux associations, d'autant plus nécessaire dans la conjoncture économique qui frappe d'abord ceux auprès desquels nous sommes engagés", indiquent-elles. Le collectif appelle à un rassemblement pendant le Comité interministériel des villes mardi à 13h30 au métro Varenne, dans le 7ème arrondissement de Paris. © 2009 AFP




Tir d'une roquette contre le centre-fort de la Brink's à Marseille

15/01/2009 16:55



Une roquette a été tirée mercredi en fin de soirée contre le centre-fort de la société de convoyage de fonds Brink's dans le 15e arrondissement de Marseille, détruisant le portail d'entrée sans faire de blessés, a-t-on appris jeudi auprès des services de police. Le tir de cette roquette, lancée depuis un appareil en provenance des pays de l'Est, a eu lieu vers 23H30, impasse Ecertaize, dans le nord de Marseille, et visait le centre-fort de la société, lieu d'où partent les véhicules de transport de fonds. Il a également brisé quelques vitres des bâtiments et des véhicules qui se trouvaient à proximité, a-t-on précisé de même source. "Ils sont venus, ils ont tiré et puis ils sont partis, le portail d'entrée a été détruit, c'était peut-être un coup d'essai ou une intimidation", a commenté Alain Barnier, secrétaire général du syndicat CFDT Paca des transporteurs de fonds. "A Marseille, ce type d'attaque est inédit", a-t-il ajouté. Les auteurs du tir ne sont visiblement pas allés plus loin et n'ont notamment pas essayé de pénétrer dans le bâtiment, a ajouté la police. © 2009 AFP Des enquêteurs examinent l'impact d'une roquette contre le centre-fort de Brink's le 15 janvier 2009 Gerard Julien(AFP) http://www.edicom.ch/fr/news/international/next_1188-5880681




Trafic de drogue : les nouveaux visages de la « Serbian connection »

15/01/2009 16:19



Haut lieu du trafic de stupéfiants jusqu’à la chute du clan de Zemun, en 2003, la Serbie entend désormais lutter activement activement contre ce trafic. Comment s’organise cette lutte ? Quelles sont les spécificités du trafic de drogue « à la serbe » ? Quelle est la place de la Serbie sur la « route des Balkans », empruntée notamment par l’héroïne à destination de l’UE ? Le point sur la situation, selon le ministère serbe de l’Intérieur.

Par Ivana Pejčić

JPEG - 68.3 ko
Intervention des forces spéciales
du ministère de l’Intérieur

En Serbie, il existe une vingtaine de groupes organisés actifs dans le trafic de drogue. Majoritairement implantés dans les grandes villes comme Belgrade, Novi Sad, Niš, Jagodina, et dans la région de Novi Pazar, ce sont des groupes bien structurés mais dont l’importance ne dépasse pas celle des autres groupes organisés de la région, et n’a plus rien à voir avec celle de l’ancien clan de Zemun de Dušan Spasojević, selon les informations du Département pour la lutte contre le trafic de stupéfiants. Les inspecteurs de ce département spécialisé, qui fonctionne au sein du Service pour la lutte contre la criminalité organisée (SBPOK), affirment en outre que les mafias serbes n’ont pas de « parrains » au sens où on l’entend habituellement.

Projet de stratégie nationale

Le ministère de l’Intérieur serbe (MUP) occupe une position de leader dans les Balkans en ce qui concerne la lutte contre le trafic de drogues.

Ainsi, en 2008, le MUP a saisi environ 1,7 tonne de drogue, dont une tonne et demi de marijuana, 200 kilogrammes d’héroïne et 10,5 kilogrammes de cocaïne. Saisie-record : 275 kilogrammes de marijuana. C’est la drogue la plus présente en Serbie : elle est non seulement cultivée sur tout le territoire national, mais aussi importée d’Albanie et du Monténégro.

Pour nos interlocuteurs du MUP, la lutte contre le trafic de drogue nécessite l’adoption d’une stratégie nationale. Un projet dans ce sens a été élaboré, que le gouvernement doit maintenant adopter. Selon la police, pour lutter efficacement, il est indispensable de créer une institution qui coordonne les activités des différents ministères dans ce domaine.

Le prix de la drogue dépend du lieu où on l’achète : en Afghanistan, un kilogramme d’héroïne revient à 6.000 euros, tandis que son prix monte à 30.000 euros dans les pays d’Europe occidentale. La Serbie se situant à mi-chemin, le prix de l’héroïne y est la moyenne de son prix à Kaboul et à Paris ou Londres.

Nos interlocuteurs indiquent que la cocaïne arrive d’Amérique du Sud par les ports et aéroports grecs et italiens. Les drogues de synthèse comme l’extasy, les amphétamines où la métamphétamine suivent le chemin inverse : elles viennent pour la plupart des Pays-Bas et de Belgique, et en partie de Pologne et d’Allemagne.

Les frontières de l’UE ouvertes à la drogue

La Serbie se situe sur « la route des Balkans » empruntée par l’héroïne. Le Département pour la lutte contre le trafic de stupéfiants estime que plus de 80% de l’héroïne destinée au marché occidental passe par cette route, 80% de la production mondiale provenant d’Afghanistan.

L’héroïne qui entre en Serbie passe auparavant par la Turquie ou la Bulgarie. Une fraction reste dans le pays, mais la plus grande partie est destinée à l’Europe occidentale, souligne le ministère de l’Intérieur. Elle peut aussi passer par la Macédoine ou la Roumanie. De Macédoine, l’héroïne est ensuite transférée sur le territoire du Kosovo, pour être enfin diffusée dans les pays de l’UE.

Nos interlocuteurs soulignent que les routes traversant la Roumanie sont de plus en plus suivies. Les données de la police bulgare indiquent que l’itinéraire Turquie-Bulgarie-Roumanie était en 2007 le plus populaire, de 20%.

Une fois entrés dans l’UE, les trafiquants préfèrent se rendre directement dans les pays d’Europe occidentale plutôt que de se soumette aux formalités de la frontière serbe, expliquent les agents du Département pour la lutte contre le trafic de stupéfiants.

Ils ajoutent que le territoire du Kosovo est un point-clé du trafic d’héroïne, avec des groupes criminels très puissants. Des saisies en Serbie et en Europe occidentale ont indiqué qu’une grande quantité provenait du Kosovo. Mais pour engager n’importe quelle action sur le territoire du Kosovo, il faut coopérer avec la Minuk (Mission d’administration intérimaire des Nations unies au Kosovo), et pour l’instant cette coopération n’a pas donné les résultats escomptés. Les délinquants restent donc inaccessibles aux polices européennes, expliquent nos interlocuteurs.

Au Kosovo, le trafic de drogue est contrôlé par des « familles » dans lesquelles il est très difficile d’infiltrer des agents. En effet, elles ne coopèrent qu’avec des partenaires qu’elles choisissent elles-mêmes et exigent la connaissance de l’albanais.

De plus, les méthodes de travail des trafiquants évoluent constamment : ils analysent toute action policière réussie et cherchent de nouvelles routes et de nouveaux marchés. Les succès de la police résultent du travail sur le terrain en collaboration avec des « informateurs ». Les inspecteurs du Département pour la lutte contre le trafic de stupéfiants soulignent que le suivi des groupes criminels internationaux représente la partie la plus importante de leur travail.

Nos interlocuteurs expliquent qu’il est souvent impossible de détecter la drogue lors de contrôles de routine car elle est cachée dans les lieux les plus incroyables, des cachettes spécialement créées pour les automobiles.

Trafic de drogue : les nouveaux visages de la « Serbian connection »
Traduit par Jasna Andjelić
Publié dans la presse : 12 janvier 2009
Mise en ligne : jeudi 15 janvier 2009
Sur la Toile


http://balkans.courriers.info/article12024.html





Pas de bases américaines au Kazakhstan (général Petraeus)

15/01/2009 16:14



ASTANA, 14 janvier - RIA Novosti. Les Etats-Unis n'ont pas l'intention d'installer de bases militaires sur le territoire du Kazakhstan, a déclaré mercredi devant les journalistes à Astana le général David Petraeus, chef du Commandement central (Centcom) des Forces américaines, rapporte le correspondant de RIA Novosti sur place.

En décembre dernier, le chef de l'Etat-major général des Forces Armées de Russie, Nikolaï Makarov, avait déclaré que les Etats-Unis se proposaient de déployer des bases militaires au Kazakhstan et en Ouzbékistan.

"Je n'en sais rien. Ce n'est pas vrai", a dit le général Petraeus, répondant à la question d'un journaliste à l'issue d'un entretien avec le président kazakh Noursoultan Nazarbaïev.

Selon le chef du Centcom, Washington mène à présent des négociations avec Astana sur le transit de marchandises et de cargaisons militaires via le Kazakhstan vers l'Afghanistan.

En 1992, le Kazakhstan avait adhéré au Conseil de coopération euratlantique, transformé en Conseil de partenariat euratlantique (CPEA) en 1997, et le 27 mai 1994, le Kazakhstan a intégré le programme Partenariat pour la paix de l'Alliance de l'Atlantique Nord.

Le Plan d'Action de Partenariat Individuel (IPAP) du Kazakhstan avec l'OTAN a été adopté le 31 janvier 2006. La coopération militaire y constitue le volet essentiel. Le Kazakhstan est devenu le quatrième pays de la Communauté des Etats indépendants (CEI), après la Géorgie, l'Azerbaïdjan et l'Arménie, à avoir accepté ce format de coopération.



http://fr.rian.ru/world/20090114/119493547.html
 

Pas de bases américaines au Kazakhstan (général Petraeus)

20:34 | 14/ 01/ 2009
ASTANA,




Están bombardeando todo.

15/01/2009 16:01



Parlamento europeo denuncia el «castigo colectivo» contra los palestinos
El Parlamento europeo ha denunciado hoy "el castigo colectivo" aplicado por los israelíes a los palestinos de la franja de Gaza, estimando que esto constituye una violación del "derecho humanitario internacional".
"El embargo sobre la franja de Gaza representa un castigo colectivo en contradicción con el derecho humanitario internacional", estimaron los diputados del Parlamento Europeo en un resolución adoptada a mano alzada, sin ningún voto en contra. El Parlamento Europeo, cuya sede se encuentra en
Actualizado Jueves, 15-01-09 a las 15:55
Están bombardeando todo. Es el explícito resumen del caos que nos acaba de hacer por teléfono un vecino de Gaza, que ha tenido que colgar para huir del centro de la capital.
La aviación israelí ha atacado esta mañana otro edificio de la Agencia de la ONU para los refugiados. Está ardiendo, hay depósitos de gasolina muy cerca y se teme lo peor. En estos momentos coches de bomberos de la Cruz Roja están tratando de apagar el incendio. La portavocía de la agencia en Jlem confirma que tienen uno de sus staff herido por fósforo, que le atravesó el chaleco antibalas. Informan que en total hay 13 heridos.

Bombas de fósforo blancoEl oficial de esta agencia, Chris Guiness, acaba de denunciar su creencia de que Israel ha lanzado bombas abrasivas de fósforo blanco. Dentro de la sede había unos 700 palestinos, aunque el parte de incidencias apunta a que habría solo tres heridos.
Este bombardeo se ha producido mientras la ministra judía de exteriores, Tzipi Livni, se entrevistaba en Jerusalén con el secretario general de la ONU, Ban Ki Moon, que espantado, ha tachado los ataques de «atrocidad».
Porque hay más. Las bombas han alcanzado hace unos minutos el hospital central de Shifa, cuartel de la Media Luna Roja en el Centro de Gaza, donde se encuentran atrapadas más de 450 personas. El centro sanitario se encuentra en el populoso barrio de Tal Al Hawa, donde la gente huye en masa con lo puesto. También los misiles han alcanzado la torre de la capital donde se alojan estaciones de televisión y muchas agencias de noticias. Associated Press dice que las balas de los francotiradores han entrado por sus ventanas. De hecho, hay dos heridos de la cadena norteamericana Fox y otros dos de la televisión de Abu Dhabi.
Los tanques también asedian la casa de Mahmud Al Zahar, el más duro de los líderes políticos de Hamás, que está en paradero desconocido. Es la incursión más profunda de las fuerzas israelíes en la capital y sólo podemos confirmar que los disparos de artillería en este centro urbano se escuchan de forma ininterrumpida hace horas.
Están bombardeando todo. Es el explícito resumen del caos que nos acaba de hacer por teléfono un vecino de Gaza, que ha tenido que colgar para huir del centro de la capital. La aviación israelí ha atacado esta mañana otro edificio de la Agencia de la ONU para los refugiados. Está ardiendo, hay depósitos de gasolina muy cerca y se teme lo peor. El oficial de esta agencia CHRIS GUINESS acaba de denunciar su creencia de que Israel ha lanzado bombas abrasivas de fósforo blanco. ... [+]


http://www.abc.es/20090115/internacional-oriente-medio/israel-ataca-oficinas-medios-200901151105.html




Réseaux, luxe et argent : les zones d'ombre de l'affaire Dray

15/01/2009 14:19



Hôtels et horlogerie de luxe, haute couture... Le train de vie élevé du socialiste est révélé dans un rapport de Tracfin.

Julien Dray à l'université d'été du PS en 2007 (Audrey Cerdan/Rue89)

Julien Dray contre-attaque. Visé par une enquête préliminaire pour abus de confiance, le député de l'Essonne et vice-président du conseil régional d'Ile-de-France a réclamé mercredi "la constitution d'un jury d'honneur composé de personnalités indépendantes, d'un haut niveau de respectabilité, afin d'étudier son patrimoine et ses comptes", a indiqué à l'AFP Me Léon-Lef Forster.

Une action qui n'a pas de valeur juridique, mais à laquelle le socialiste est contraint, selon son avocat, car il "n'a toujours pas accès" au dossier judiciaire. Et une action qui lui permettra surtout de répondre aux informations divulguées dans les médias.

En plus de la plainte contre X déposée mardi pour violation du secret professionnel, il a engagé les services d'un autre conseil, Me Emmanuel Pierrat, afin de faire citer en justice des journaux et sites Internet accusés de "propager des propos diffamatoires", et ce jusque dans les commentaires des internautes.

La dernière révélation provient d'ailleurs d'un média. L'Est républicain a publié mercredi le rapport complet de Tracfin, la cellule antiblanchiment du ministère des Finances, à l'origine du déclenchement de l'enquête préliminaire. Un rapport qui détaille les zones d'ombres du dossier, liste ses dépenses et décrypte ses liens financiers avec les associations et le milieu des affaires.

Les réseaux associatifs

Le rapport de Tracfin met en lumière la dimension économique de liens politiques très anciens. Depuis la fondation de SOS Racisme, en 1984 sous l'égide de l'Elysée, Julien Dray est reconnu comme le "boss politique de ces orgas". Celui qui impose le slogan "Jospin t'es foutu, les lycéens sont dans la rue" en 1990. Mais aussi celui qui adoube les dirigeants de SOS et de la Fédération indépendante et démocratique lycéenne (Fidl): "Les présidents n'étaient pas élus sans son accord", précise un ancien militant.

Créée en 2000, l'association Les parrains de SOS Racisme est présidée par Pierre Bergé. Elle a pour objet principal de "soutenir" sa "nièce". L'homme d'affaires est le principal bailleur de fonds du mouvement. Il arrose un ancien président de l'Unef-ID (Marc Rozenblat), ainsi que les principaux permanents des "orgas", en particulier trois proches du député de l'Essonne:

  • Nathalie Fortis: ex de la Fidl, chargée de la presse à SOS racisme, puis attachée parlementaire de Julien Dray
  • Thomas Persuy: lui aussi ancien de la Fidl et permanent de SOS
  • Dominique Bouissou: attachée parlementaire de Julien Dray pendant des années, aujourd'hui chargée des relations presse de Ségolène Royal

Pour Tracfin, ces proches ont servi de relais à Julien Dray, comme l'indique l'analyse des flux financiers:

"Le compte de Melle Fortis semble fonctionner à l'instar d'un 'compte collecteur' par captation de fonds provenant d'associations (Fidl, Les parrains de SOS Racisme et autres...), ainsi que par des 'dons' de personnes physiques proches de ces associations et/ou de M. Dray, la grande majorité de ces flux étant ensuite reversée à ce dernier."

Dans quel but? Pour quel usage? En tout cas, sur une durée de dix-huit mois, les montants sont importants:

"Au total, sur les deux comptes analysés, Melle Fortis a encaissé 101 637 euros, issus majoritairement des deux associations précitées. Sur ces fonds M. Dray a bénéficié de 68 600 euros."

Au total, sur les 137 505,93 euros provenant des deux associations (Fidl et les Parrains de SOS), Julien Dray voit arriver sur ces comptes bancaires 102 985 euros. Au sein même du Parti socialiste, certains n'hésitent plus aujourd'hui, sous couvert d'anonymat, à parler d'un véritable "Pasqua de gauche".

Le train de vie

Julien Dray possède trois comptes bancaires, au Crédit du Nord, chez LCL et au Crédit coopératif. Si, selon Tracfin, une "absence de flux" est observée sur le dernier, les deux premiers présentent en revanche un "fonctionnement atypique".

 
Carte Centurion: "L'accès à l'inaccessible"
L'une des deux cartes bancaires de Julien Dray est la Centurion. Prix de la cotisation annuelle: 2000 euros. Vice-président d'American Express France, Armand de Milleville donnait une interview à Luxe Magazine à l'occasion du lancement de Centurion début 2005. Extraits:

"Il faut savoir qu'il existe des clients pour un vrai luxe, fondé sur la rareté ou l'unique. Dans le monde entier, ces ultra riches sont estimés à 1% de la population totale et les très riches, à 16,7 millions de personnes. C'est dire qu'en France, cette frange de personnes ne représente qu'un pourcentage infime de la population. A peine quelques centaines de personnes, pour être plus précis.

"Cette clientèle restreinte, identifiée parmi nos membres titulaires de la Platinum est une clientèle exigeante, recherchant l'excellence en tout et partout. (...) Elle a un pouvoir d'achat sans limite, et convoite l'unique ou l'exceptionnel. (...) On ne demande pas la Centurion, c'est nous qui invitons à la prendre et à bénéficier de ses services.

"Nous lui offrons l'accès à l'inaccessible. (...) Nous évoluons ici dans le domaine du rêve, de l'émotionnel, de la sensibilité et des aspirations. Sur un simple coup de fil, le titulaire Centurion se voit exaucé, sans avoir à se préoccuper des détails d'organisation."

L'une des deux cartes bancaires de Julien Dray est la Centurion. Prix de la cotisation annuelle: 2000 euros. Vice-président d'American Express France, Armand de Milleville donnait une interview à Luxe Magazine à l'occasion du lancement de Centurion début 2005. Extraits:

"Il faut savoir qu'il existe des clients pour un vrai luxe, fondé sur la rareté ou l'unique. Dans le monde entier, ces ultra riches sont estimés à 1% de la population totale et les très riches, à 16,7 millions de personnes. C'est dire qu'en France, cette frange de personnes ne représente qu'un pourcentage infime de la population. A peine quelques centaines de personnes, pour être plus précis.

"Cette clientèle restreinte, identifiée parmi nos membres titulaires de la Platinum est une clientèle exigeante, recherchant l'excellence en tout et partout. (...) Elle a un pouvoir d'achat sans limite, et convoite l'unique ou l'exceptionnel. (...) On ne demande pas la Centurion, c'est nous qui invitons à la prendre et à bénéficier de ses services.

"Nous lui offrons l'accès à l'inaccessible. (...) Nous évoluons ici dans le domaine du rêve, de l'émotionnel, de la sensibilité et des aspirations. Sur un simple coup de fil, le titulaire Centurion se voit exaucé, sans avoir à se préoccuper des détails d'organisation."

Sur son compte au Crédit du Nord, entre janvier 2006 et la fin septembre 2008, "des émissions de chèques et une utilisation régulière de ses cartes American Express" font apparaître un débit de 519 663,15 euros ("29 relevés mensuels sont compris entre 4 000 et 35 200 euros"). Sur son compte chez LCL, pour la même période, les débits sont de 55 328 euros "pour les flux les plus importants".

Hôtellerie de luxe, habits haut de gamme, voyages quasi mensuels à Milan... Ses relevés de comptes publiés révèlent des pêchés aussi mignons que coûteux. Particulièrement la passion des montres de celui qui se définit comme un "acheteur compulsif". Tracfin note:

"Les seules dépenses liées avec certitude à des achats présumés de montres ou d'accessoires d'horlogerie sur le territoire français s'élèvent à plus de 130 000 euros."

Un train de vie qui ne correspond pas à ses revenus. L'Est républicain, qui indique avoir contacté Julien Dray, écrit que le député de l'Essonne précise "que ses revenus, ajoutés à ceux de son épouse, sont de l'ordre de 15 000 euros, parfaitement compatibles, selon lui, avec son train de vie".

Or, entre janvier 2006 et septembre 2008, rien que le montant de ses dépenses relevées par Tracfin (519 663,15 + 55 328 = 574 991,15 euros) dépasse celui des revenus allégués du couple (15 000 x 33 mois = 495 000 euros).

Les liens affairistes

Le rapport de Tracfin signale la trace de versements d'argent à Julien Dray par des "particuliers actifs dans la sphère économique". Facteur qui accroît les soupçons des enquêteurs, les signataires de certains chèques ont "soit leur siège dans le département dont Julien Dray est l'élu (l'Essonne, ndlr), soit obtenu un chantier public dans sa circonscription (un promoteur, ndlr), soit enfin obtenu un marché public avec le Conseil régional d'Ile-de-France (Eric Basset, un producteur de musique, ndlr)". Comme le remarquent pudiquement les auteurs du rapport, se pose dans certains cas la question de la "contrepartie".

Des particuliers "exerçant des fonctions de direction dans la sphère économique ou associative" ont alimenté ses comptes à hauteur de 78 300 euros, notamment:

  • François Malisan, gérant d'un atelier d'architecture à Brétigny-sur-Orge, dans l'Essonne (10 000 euros).
  • Philippe Journo, promoteur immobilier, qui a eu "en charge une grande partie des travaux d'aménagement du centre commercial du Val-d'Orge, situé sur la commune de Sainte-Geneviève-des-Bois, circonscription électorale de Julien Dray" (13 000 euros).
  • Robert Zarader, patron de pub et vice-président de TBWA Corporate (24 000 euros).

Autres liens avec le monde des affaires: Pierre Bergé, Gilbert Wahnich (qui contrôle un groupe de literie et d'ameublement) ont abondé, avec Arte, le compte des "parrains de SOS racisme". Or des sommes ont été retirées de ce compte, pour être en grande partie reversées sur des comptes personnels de Julien Dray. Par ailleurs, les enquêteurs pointent des retraits d'espèces, en provenance de ce même compte, "qui ne semblent pas obéir à une logique économique".

Pierre Bergé, financier historique de SOS Racisme, a été interrogé par le Journal du Dimanche, et a eu cette réponse directe:

"Julien est un ami, je suis le parrain de sa fille, il est possible que je l'aie soutenu et je suis prêt à le faire de nouveau."

Julien Dray a affirmé qu'il s'expliquerait sur l'ensemble de ces versements et sur ses liens avec les milieux d'affaires. Reste que la loi impose la transparence du financement de la vie politique et interdit depuis 1995 le financement des campagnes par des entreprises.

Julien Martin, Pascal Riché et David Servenay

Photo: Julien Dray à l'université d'été du PS en 2007 (Audrey Cerdan/Rue89)

A lire aussi:
L'article de l'Est républicain sur Julien Dray
Le site de Tracfin
Julien Dray pris dans la tourmente politico-judiciaire



http://www.rue89.com/2009/01/14/reseaux-luxe-et-argent-les-zones-dombre-de-laffaire-dray




Alain Juppé ne comprend plus Israël...

15/01/2009 14:08



ASSEZ! 

J’ai toujours aimé Israël. J’admire son peuple, si créatif et si courageux. Je suis attaché à l’existence de l’Etat d’Israël, à son intégrité, à sa sécurité qui ont toujours été, à mes yeux des exigences absolues.

Mais, aujourd’hui, j’avoue que je ne comprends plus. Je suis même malheureux de voir les autorités israéliennes, apparemment soutenues par l’immense majorité de leurs citoyens, se fourvoyer à ce point. Où donc l’attaque sauvage qu’elles mènent contre Gaza peut-elle les mener?

Il y a d’abord la morale.

Bernard-Henri Lévy ne me convainc pas quand il écrit: “Les Palestiniens tirent sur des villes, autrement dit sur des civils… Les Israéliens ciblent des objectifs militaires et font, sans les viser, de terribles dégâts civils.”

Les écoles de l’ONU ou les convois humanitaires constituent-ils des objectifs militaires? Et que répondre aux responsables du Comité International de la Croix-Rouge (CICR) quand ils déclarent: “L’armée israélienne n’a pas respecté ses obligations requises par le droit international humanitaire. Le retard dans l’autorisation d’accès aux services de secours est intolérable.”

 Les images qui nous montrent des enfants blessés, des enfants morts ne sont pas des montages médiatiques!

Quant à la stratégie, je ne la comprends pas non plus. Israël, si j’en crois certaines analyses, chercherait à convaincre la population palestinienne que le Hamas la prend en otage, en espérant ainsi priver l’organisation de tout soutien populaire. Et si c’était le contraire ? Si la violence faite aux Palestiniens les ressoudait, et avec eux les opinions arabes, autour des plus extrémistes? L’isolement dans lequel Israël risque de s’enfermer est suicidaire.

Le conseil de sécurité des Nations Unies vient d’adopter à l’unanimité, à l’exception des Etats-Unis qui n’ont pas voté contre mais se sont abstenus, la résolution 1860 qui demande un cessez le feu immédiat. Ce devrait être le signal, pour le gouvernement israélien, que maintenant, c’est assez.

Blog d'Alain Juppé - 10 janvier 2009

http://www.al1jup.com/

in :<http://gaelle.hautetfort.com/>

 






Battisti: Sarko est-il intervenu?

15/01/2009 13:59



Par Juan. Il semblait gêné, Luc Chatel. Mercredi 14 janvier, une journaliste lui demande comment se fait-il que Cesare Battisti obtient finalement l'asile politique au Brésil où il a été arrêté il y a deux ans. On se souvient que le couple Bruni-Sarkozy avait passé quelques jours de vacances là-bas, après une rencontre officielle entre Nicolas Sarkozy et le président Lula fin décembre.



Il semblait gêné, Luc Chatel. Mercredi 14 janvier, une journaliste lui demande comment se fait-il que Cesare Battisti obtient finalement l'asile politique au Brésil où il a été arrêté il y a deux ans. On se souvient que le couple Bruni-Sarkozy avait passé quelques jours de vacances là-bas, après une rencontre officielle entre Nicolas Sarkozy et le président Lula fin décembre.

Jeudi 15 Janvier 2009 - 13:11
Juan


http://www.marianne2.fr/Battisti-Sarko-est-il-intervenu-_a173779.html




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