Il ministro dell'Interno parla sui recenti sviluppi della situazione nel Mediterraneo, davanti alle commissioni Affari costituzionali e Affari esteri riunite alla Camera: "In Libia ci sono 1,5 milioni di clandestini, entrati dai confini a sud. Non appena la situazione lo consentirà questi riprenderanno la direzione nord verso l’Europa: sarebbe lo scenario peggiore possibile, che prevede movimenti di forse 200.000 persone in fuga"
Roma - Mentre la comunità internazionale discute sulle mosse per accelerare l'uscita di scena di Gheddafi, scongiurando nuove possibili stragi di civili, una moltitudine di disperati dalla Libia preme ai confini con la Tunisia cercando la salvezza. In una sola giornata, lunedì, 14mila persone hanno varcato la frontiera a Ras Al Jedir. Le Nazioni Unite parlano di "situazione al punto di non ritorno". Una vera e propria emergenza umanitaria. I trafficanti di uomini sono pronti, sulle coste, a lucrare sulla fame e la disperazione, organizzando i loro "viaggi della speranza" e riversando, sulle nostre coste, una moltitudine di persone in fuga. Dalla Libia ma non solo. Nella notte le motovedette hanno bloccato e accompagnato in porto, a Lampedusa, un peschereccio di 15 metri con a bordo 347 magrebini. Con loro c'erano anche due giornalisti tedeschi: con una telecamerina filmavano il viaggio dalle coste del nordafrica. Sono stati tutti accompagnati al centro d'accoglienza. Intanto il ministro Maroni lancia l'allarme: duecentomila persone in fuga, l'impatto sarà enorme.
Maroni: l'Ue deve intervenire subito L’Europa deve "intervenire con azioni concrete" per rispondere alla "grave e tragica emergenza umanitaria degli oltre 120.000 profughi attualmente accampati al confine tra la Libia e la Tunisia". Il ministro dell’Interno riferisce sulla situazione nel Mediterraneo alle Commissioni riunite Affari costituzionali e Affari esteri. "Preoccupa la pressione sulle coste della Tunisia", ha spiegato il ministro, "a poche decine di miglia dall’Europa e non solo dall’Italia. Cosa che spesso sfugge ai colleghi ministri dell’Interno europei". E ha insistito: "C’è una massa umana che preme e che urge di assistenza umanitaria, cui la comunità internazionale non ha dato e non sta dando risposte adeguate. Non bastano le sanzioni, approvate anche dall’Onu, ma serva portare subito assistenza umanitaria e sanitaria perché le autorità tunisine, la Croce rossa e la Mezzaluna rossa da sole non ce la fanno". Da qui, ha spiegato maroni, la decisione del governo italiano di inviare una missione umanitaria "per la costruzione di un campo profughi provvisorio al confine per accogliere chi fugge dalla guerra".
I numeri della crisi "Stimiamo che in Libia ci siano circa 1,5 milioni di clandestini, entrati dai confini a sud, dal deserto. Mi aspetto che non appena la situazione lo consentirà questi riprenderanno la direzione nord verso l’Europa: sarebbe lo scenario peggiore possibile, che prevede movimenti di forse 200.000 persone in fuga". "Noi ci stiamo preparando - ha detto il responsabile del Viminale - a subire il rischio di un impatto senza precedenti sulle nostre coste".
Rischio infiltrazione al Qaeda In Libia c’è il rischio "che l’instabilità favorisca l’infiltrazione del terrorismo internazionale. Un report di Europol parla di futuri scenari in questo senso e io esprimo preoccupazione che quanto sta avvenendo in Libia possa portare a un governo del paese molto più simile all’Afghanistan e alla Somalia, piuttosto che a un governo amico dell’Italia", ha detto Maroni. "È un rischio grave e reale", ha continuato Maroni: "Attualmente la Libia è divisa in due tra rivoltosi e lealisti, una situazione di stallo che nessuno è in grado di sapere quando si risolverà".